È recente l’annuncio dell’ATM di un aumento dei prezzi per i biglietti del trasporto pubblico milanese. Lo stesso si è verificato non molto tempo fa a Napoli e a breve potrebbe accadere a Roma e in molte città italiane. Ciò non dovrebbe sorprendere se si considera l’elevata incertezza sul mercato del petrolio e del gas, fortemente condizionato dagli ultimi accadimenti sul piano geopolitico.
Tuttavia, la strategia adottata da diversi paesi europei va esattamente nella direzione opposta, tramite la costituzione del “biglietto climatico”, ossia biglietti che rendono gratuiti o più convenienti i trasporti pubblici e ferroviari. Quello sperimentato in Germania la scorsa estate per soli 9 euro al mese ha avuto grande successo, facendo risparmiare traffico ed emissioni di CO₂; perciò, il governo tedesco lo ha confermato anche per quest’anno, sebbene a un prezzo maggiorato (49 euro al mese).
In Italia, la città di Bari ha annunciato la volontà di lanciare un abbonamento per il trasporto pubblico cittadino al prezzo di soli 20 euro all’anno. L’iniziativa potrebbe non solo essere replicata in altre città italiane, ma anche essere estesa a livello nazionale, con la promozione da parte del governo di un biglietto climatico valido per mezzi pubblici e treni su tutto il territorio nazionale.
Certamente non è un compito facile, ma esempi come quello tedesco dimostrano che è possibile se c’è la volontà politica. I governi europei potrebbero finanziare biglietti climatici a prezzi accessibili reindirizzando i sussidi all’industria dei combustibili fossili, o applicando una tassa sugli enormi extra-profitti realizzati dalle aziende fossili.
In ogni caso, la misura deve anche essere parte di una strategia più ampia, che integri fra loro le diverse soluzioni: TPL, sharing mobility, ciclabilità, limitazioni al traffico auto, ecc., tutte necessarie per rendere la mobilità italiana meno dipendente dall’auto privata e dal consumo dei combustibili fossili che alimentano crisi climatica ed energetica. L’istituzione del biglietto climatico può tuttavia costituire un primo passo fondamentale per avviare davvero una rivoluzione nella mobilità, finalmente pensata per le persone e non per le auto.