Negli ultimi mesi, purtroppo, abbiamo spesso assistito a episodi di cronaca dove si riportava la notizia dell’ennesimo ciclista rimasto ucciso o ferito nelle strade delle nostre città. Sono stati 197 i decessi nel 2023, “un po’ come se scomparisse ogni anno il totale dei partecipanti al Giro d’Italia”, per citare Giovanni Biserni, presidente dell’Associazione sostenitori della Polizia stradale a margine del report sulla sicurezza dei ciclisti nelle strade del nostro Paese redatto dall’Osservatorio Asaps-Sapidata.
Ma il dato registrato nel 2023 non è un unicum per il nostro Paese. Secondo i dati ISTAT del 2021, sebbene le vittime della strada si siano ridotte del 59,5%, da circa 7.000 nel 2001 a poco meno di 3.000 nel 2021, la riduzione della mortalità è stata molto più contenuta per i ciclisti, pari al 37,4%. Oltre il 60% degli incidenti che riguardano i ciclisti e i pedoni avviene in ambito urbano, dove maggiore è l’utilizzo di forme di micromobilità e, conseguentemente, dove deve essere concentrata l’attenzione in termini di pianificazione e adozione di contromisure.
Che la situazione fosse critica non è purtroppo una novità. Ce lo confermava già nel 2022 anche il Report “Make Way for Walking and Cycling” redatto da PATH (Partnership for Active Travel and Health), che forniva informazioni dettagliate sulla sicurezza dei pedoni e dei ciclisti, oltre a presentare dati statistici sugli incidenti mortali occorsi nel periodo 2011-2020.
Secondo questi dati l’Italia guida, infatti, la classifica degli incidenti mortali nei paesi europei, con 5,1 decessi ogni milione di km percorso in bici, quasi il doppio della Francia (2,9) e più di 5 volte il valore registrato in Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi (0,9).
E non va meglio ai pedoni. Lo stesso rapporto confermava anche in questo caso il triste primato per l’Italia che, sebbene risulti il paese europeo con l’esposizione più bassa, ossia il minor numero di km percorsi a piedi tra i Paesi presi in analisi, è quello con il tasso di mortalità più elevato, circa 5 pedoni uccisi ogni milione di km percorsi a piedi.
Le curve dimostrano come, maggiore è l’esposizione, ossia il valore dei km percorsi in bicicletta o a piedi, minore è la quantità di incidenti gravi per chilometro percorso, secondo il fenomeno noto come “safety in numbers” (sicurezza nel numero). E questo per vari motivi incluso il fatto che, quando gli automobilisti vedono più ciclisti e pedoni, imparano a prevedere i loro schemi di movimento e negoziare meglio lo spazio stradale .
Emerge quindi con estrema chiarezza come l’utilizzo di forme di mobilità sostenibili non sia solo un modo per proteggere il pianeta, ma anche un modo per aumentare la sicurezza, soprattutto in città dove gli incidenti stradali sono la principale causa di morte per le persone tra i 5 e i 30 anni.
Da qui l’importanza di politiche e infrastrutture di trasporto che promuovano la mobilità dolce, non solo per ridurre l’impatto dell’universo dei trasporti sull’ambiente, ma anche per migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti e supportare una mobilità più equa e inclusiva.